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Benvenuti al Parco Archeologico di Faragola

Dove siamo

Contrada Comunale Faragola, 71022 Ascoli Satriano (FG)

Origini

Le origini della Villa di Faragola

La villa di Faragola è una villa romana tardo antica ubicata nel territorio di Ascoli Satriano (in provincia di Foggia), nel sub appennino dauno, ovvero dell’antica Ausculum, celebre per essere stata teatro dello scontro tra Pirro e i Romani nel 279 a.C.. Essa sorse sui resti di un insediamento daunio del IV-III secolo a.C., ma con tracce dei secoli precedenti, e di una villa rustica di romana che durò dal I al III secolo d.C..

La villa, che conobbe la fase di massima espansione tra il IV e il VI secolo, occupa un'area molto estesa presso il fiume Carapelle, distante 9 km da Herdonia (oggi Ordona), dove Annibale nel 216 a.c. ebbe una schiacciante vittoria sui romani, e 5 km da Ausculum (Ascoli Satriano), lungo il percorso della via Aurelia Aeclanensis che collegava Herdonia ed Aeclanum, mettendo in comunicazione la via Appia e la via Traiana.

La villa apparteneva con molta probabilità alla famiglia senatoria degli Scipioni Orfiti, dove Servio Cornelio Scipione Salvidieno Orfito fu console nel 51 come collega dell'Imperatore Claudio e fu proconsole dell'Africa sotto Nerone, poi accusato di tradimento e giustiziato.

Le due fasi principali

La villa ebbe due fasi importanti, di cui una del III-IV secolo, legata alla tradizione della villa romana che si sviluppa intorno a un giardino con intorno un grande peristilio dove si affacciano le camere di rappresentanza e un atrio che immette all'interno della domus.

Nall'altra fase, databile al V-VI secolo, la villa venne modificata, con spazi simili ma con grandi terme, una grande cenatio estiva, numerosi ambienti di servizio compresi i magazzini e un piano superiore adibito al reparto notte. Il sito venne quindi occupato da un villaggio altomedievale dell'VII-VIII secolo, che determinò la fine della villa.

Gli scavi

L'area, acquisita nel 1997 dal comune di Ascoli Satriano, è stata oggetto di scavi archeologici sistematici da parte dell'Università di Foggia a partire dal 2003,. sotto la direzione di Giuliano Volpe (coordinatore scientifico della Carta dei Beni Culturali della Regione Puglia) e Maria Turchiano.

Nel 2009 il sito è stato parzialmente aperto al pubblico (parco archeologico di Faragola), con la musealizzazione della sala dal pranzo estiva (cenatio). Negli anni successivi la sistemazione museale ha interessato pure le terme e alcuni ambienti di servizio.

Della villa tardoantica sono stati rimessi in luce in particolare il grande settore termale e una lussuosa sala da pranzo (cenatio), oltre a vari ambienti di servizio, magazzini, cucine e anche una fornace per la produzione di laterizi.

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Con la progressiva romanizzazione della Daunia, soprattutto dopo la battaglia di Ascoli del 279 a.C. e l’inserimento della città nell’orbita di Roma, il sito iniziò ad assumere una nuova funzione. La fertilità della valle e la sua posizione strategica lungo le vie di comunicazione favorirono la nascita di una villa rustica romana, un centro produttivo agricolo destinato alla coltivazione dei campi e all’allevamento.

In questa fase (I-III secolo d.C.), la villa era strutturata secondo il modello classico delle residenze rurali romane, con ambienti destinati alla vita quotidiana dei proprietari e spazi dedicati al lavoro degli schiavi e dei coloni. Il complesso era al centro di un latifondo che garantiva approvvigionamenti agricoli non solo alla città vicina di Ausculum, ma anche lungo i collegamenti con la via Appia e la via Traiana.

La sua posizione lungo la via Aurelia Aeclanensis, arteria che collegava Herdonia ad Aeclanum e quindi le grandi vie Appia e Traiana, favorì i contatti e la prosperità economica della villa, che nel tempo assunse un ruolo non solo produttivo, ma anche residenziale e di rappresentanza.

Le prime testimonianze archeologiche di questa fase parlano di ambienti funzionali, pavimenti in cocciopesto, e strutture sobrie, in linea con il carattere produttivo della villa. Era una residenza “di campagna” di proprietari probabilmente appartenenti all’élite locale romanizzata, interessata a sfruttare le risorse agricole del territorio.