Epoca romana (I-III secolo d.C.)
Il primo impianto della villa è stato individuato solo in parte. I resti finora evidenziati dimostrano che la villa aveva sicuramente grandi dimensioni ed era caratterizzata da notevole lusso: si tratta di un nucleo residenziale, posto nella stessa area in cui successivamente verrà edificata la grande cenatio, di un grande peristilio porticato e, forse, dell’originario impianto termale ubicato a Sud-Ovest. Il peristilio si presenta di forma quadrangolare, circondato su quattro lati da un portico probabilmente scandito da pilastri e, con un cortile centrale scoperto (Amb. 100). Le ali settentrionale, orientale e occidentale si presentano uguali dal punto di vista dimensionale (lungh. m 35 ca. e largh. m 5 ca.), mentre l’ala meridionale si contraddistingue per una superficie leggermente inferiore (lungh. m 25 ca. e largh. m 3 ca.). L’estensione complessiva (1225 m2 ca.) permette di collocare il peristilio della residenza ascolana nel gruppo di ville di maggiori dimensioni a cui appartengono, ad esempio, le ville di piazza Armerina e Patti Marina.
Lungo il braccio occidentale del peristilio sono stati indagati una serie di ambienti (Amb. 97, 98, 99), verosimilmente preesistenti, inglobati e ristrutturati contestualmente alla realizzazione del monumentale giardino. Tali interventi sono leggibili nel rialzamento dei livelli di calpestio e nello spostamento dell’accesso ai vani sul fronte orientale, con una apertura diretta sul portico. La mancata conservazione dei piani pavimentali, dei rivestimenti parietali e delle stratigrafie pertinenti alle fasi di frequentazione, impedisce di cogliere la destinazione funzionale di tali vani, probabilmente interpretabili come sale da pranzo e aule di rappresentanza.
Gli interventi di profonda ristrutturazione effettuati nel pieno V secolo, con la sovrapposizione delle nuove monumentali strutture di questa fase (in particolare la cenatio), la demolizione sistematica, la rasatura dei muri del settore occidentale del peristilio e degli ambienti gravitanti sul lato orientale del portico e l’asportazione dei rivestimenti, impediscono di ricostruire, se non nelle grandi linee, l’articolazione planimetrica generale della villa di III-IV secolo. Oltre al nucleo del peristilio sono stati individuati un atrio (Amb. 66), circondato da un portico (Amb. 61, 64, 65) e da una serie di ambienti (Amb. 67, 68, 69, 70) la cui destinazione funzionale è ancora ipotetica (cubicula, ambienti di servizio, vani riscaldati) e alcuni vani delle terme (Amb. 14, 18, 25, 19, 20, 21, 22, 23, 31) riutilizzati nelle grandi terme del V-VI secolo.
Molte di queste strutture furono abbandonate intorno alla seconda metà del IV secolo d.C., mentre altre, come ad esempio le terme e il corridoio orientale del grande peristilio, furono inglobate dalla nuova costruzione. Non sappiamo se tali significativi cambiamenti siano stati determinati dai danni provocati dai terremoti che colpirono la Daunia con epicentro in Irpinia, il più grave dei quali, quello del 346 d.C., danneggiò numerosi edifici pubblici e privati nella vicina città di Herdonia, oppure se siano stati legati ad un cambio di proprietà e/o, più semplicemente, alle scelte di un dominus facoltoso e desideroso di attribuire una veste ancor più monumentale e ‘à la page’ alla propria residenza rurale.
La villa tardoantica del V-VI secolo
La villa fu interessata da notevoli interventi edilizi nel V secolo, quando, in particolare, fu costruita una lussuosa sala da pranzo, le terme conobbero un notevole ampliamento e abbellimento, acquisendo la fisionomia di un doppio impianto termale e furono realizzati vari ambienti di servizio e magazzini.
La pianta risulta attribuibile al tipo della villa a padiglioni, con una distribuzione orizzontale degli spazi, non priva di anomalie se rapportata ai modelli classici, forse per effetto della stratificazione delle fasi edilizie. Secondo una tendenza propria dell’edilizia tardoantica, che si caratterizza per una predilezione per lo sviluppo verticale, analogamente ai casi di San Giovanni di Ruoti e di Quote S. Francesco, anche la villa di Faragola era dotata di un piano superiore, come confermano alcune scale e i sistemi di sostruzione, anche se non è possibile ricostruirne l’aspetto.
La fase altomedievale
Molto importante anche la fase altomedievale, dopo la fine della villa, quando furono realizzati sia nuovi ambienti residenziali e strutture produttive (fornaci, vasche di decantazione dell'argilla, fosse per la fusione di metalli, ecc.), sia furono riutilizzati gli ambienti della precedente villa, e capanne lignee disposte nell'area della antica villa. La fase altomedievale si articolò di un due momenti con caratteri distinti, rispettivamente nel VII e nell'VIII secolo d.C. Sulla base di vari indizi, si ritiene che possa trattarsi di una azienda agricola (curtis) appartenente alle proprietà fiscali beneventane.
